martedì 19 dicembre 2006

Buon Natale!!!

giovedì 14 dicembre 2006

STRAGE DI ERBA: REGOLAMENTO DI CONTI? Continuano le indagini, ma decadono le accuse contro l’indiziato numero uno, Azouz Marzouk


Ci sarebbe un regolamento di conti legato al mondo della droga, alla base delle ipotesi avanzate in seguito alle indagini sulla vicenda del plurimo omicidio del comasco.
Mentre continuano le ricerche del killer, ieri al Sant’Anna di Como sono state disposte le autopsie sui corpi, tutti con gravi ustioni e con evidenti segni di arma da taglio.
Principale indagato, il tunisino Azouz Marzouk, marito e padre di due delle vittime.
Questa la notizia che in questi giorni ha “riempito” testate ed emittenti nazionali. Una strage apparentemente senza moventi, ma in realtà legata ad un “giro di cocaina”, ed è proprio questa la pista seguita dagli inquirenti che in questi giorni stanno cercando di venire a capo della vicenda.
Un massacro forse per vendetta, costata la vita a 4 persone, mentre una quinta, Mario Frigerio (vicino di casa della famiglia Marzouk), lotta ancora tra la vita e la morte, e poche certezze nelle indagini per capire perchè il piccolo Youssuf di 2 anni, la madre Raffaella Castagna, 30 anni, la nonna Paola Galli, 55 anni e la vicina di casa, Valeria Cherubini, 50 anni, siano state uccise in modo così atroce da uno o più sconosciuti che hanno poi avuto la freddezza di dar fuoco alla casa appiccando l’incendio da tre diversi punti.
Qualche risposta sarebbe potuta arrivare da Azouz Marzouk, il venticinquenne tunisino padre di Youssuf, indicato nelle prime ore dopo la strage come l’autore del delitto e scagionato solo grazie ai tabulati telefonici e alle dichiarazioni del suocero. E' durato circa un'ora e mezza, nella caserma dei carabinieri di Como, l'interrogatorio del giovane, che è stato ascoltato dal procuratore della Repubblica di Como Alessandro Lodolini e dal Pm Simone Pizzotti. Azouz Marzouk, ha continuato a ripetere di non avere nessuna colpa e ha lanciato una provocazione agli assassini: “se ce l’avete con me, sono in giro”. Mentre il suocero ha dichiarato due giorni fa: “Mio genero è in Tunisia in questo momento: ha chiamato e sono convinto che lui non c'entra nulla. Ho l'impressione che loro hanno pagato per qualcosa di più grosso - ha aggiunto - lui non ha mai mosso un dito contro il bambino, è finito in una storia più grande di lui”. Dichiarazioni che aprono uno scenario nuovo sulla tragica vicenda. Le indagini subiscono una svolta e tra le ipotesi più accreditate, quella della vendetta trasversale; pare, infatti, che l’indiziato numero uno, fosse implicato in un giro di stupefacenti: la sua famiglia, quindi, sarebbe stata sterminata per regolare un conto in sospeso. “Lui non è mai stato uno stinco di santo - ha sottolineato il suocero di Azouz - lo dicono tutti non solo io”. Il giovane, infatti, era uscito di prigione il 2 agosto scorso, grazie all'indulto, dopo una condanna a tre anni e mezzo per spaccio.
“Mia figlia voleva aiutarlo. Marzouk non odiava Raffaella - ha continuato - anzi negli ultimi tempi, dopo essere uscito dal carcere, sembrava che volesse riavvicinarsi alla moglie. Aveva espresso il desiderio di passare tutti insieme le feste di Natale e io avevo accettato dopo tanto tempo di incontrarlo”. Raffaella Castagna aveva conosciuto il venticinquenne in una comunità per il recupero di tossicodipendenti presso la quale prestava il suo aiuto come volontaria.
Intanto le indagini proseguono anche su un altro fronte: qualche informazione potrebbe venire dalla ricostruzione della scena del crimine, sulla quale sono impegnati i Ris di Parma. "Stiamo seguendo tutte le piste", ha detto il colonnello Luciano Guglielmi, comandante provinciale dei carabinieri di Como, uscendo dall’abitazione della strage. Fra le altre ipotesi possibili anche qualche elemento legato al lavoro di Raffaella.
La città di Erba ha, intanto, proclamato il lutto cittadino per il giorno dei funerali delle vittime della strage. Lo ha deciso ieri pomeriggio la giunta comunale, riunita in via straordinaria. Sempre in segno di lutto, il Comune ha sospeso tutte le manifestazioni e gli spettacoli organizzati per le festività natalizie e ha disposto che le bandiere restino a mezz'asta sino ad esequie avvenute.



martedì 12 dicembre 2006

...carino no?

venerdì 8 dicembre 2006

SFIORATA LA TRAGEDIA A "TG2 10 MINUTI"



Non ci sono parole dopo un video di questo tipo, ma soprattutto non ci sono commenti per la frase di chiusura del "giornalista" (se così può essere definito)..."Lei è un pezzo di merda" - dice - mentre andava la sigla...
E' evidente che il nostro conduttore abbia avuto il timore di aver fatto una brutta figura...avere un ospite che non rispetta le regole televisive certo non è edificante!Dicono abbia salvato l'uomo, quel padre disperato che ha manifestato chiaramente il suo disagio psichico. Questo è quello che voleva far credere. Non il dovere di salvare un uomo da un gesto estremo, ma la paura di non andare in onda "regolarmente"...ma il nostro caro Martinelli non si è preoccupato del fuori onda...Verrebbe quasi da chiedersi chi sia il vero pezzo di merda!Altro che "10 minuti" sarebbe il caso che il Dr Martinelli non conducesse neanche per 10 secondi!
Incredibile!!!

mercoledì 6 dicembre 2006

"PRIVACY E GIORNALISMO". A Montecitorio si è discusso di Informazione e riservatezza, dignità della persona e diritto di cronaca



E' stata presentata oggi, nella sala convegni di p.zza Monte Citorio, la nuova edizione del volume curato da Mauro Paissan, "Privacy e giornalismo diritto di cronaca e diritti dei cittadini". All'incontro sono intervenuti il nuovo direttore del Tg1, Gianni Riotta, Stefano Rodotà, docente di diritto civile presso l'Università La Sapienza di Roma e tra le presenze più attese il ministro Paolo Gentiloni, il quale ha richiamato l'attenzione dei presenti sull'importanza dell'essenzialità dell'informazione talvolta vista come un grande limite al diritto di cronaca. Oggetto di discussione è stata anche la dignità della persona e i limiti a tale diritto in merito al problema della privacy e la tutela dei minori. A questo proposito Riotta ha ribadito l'importanza del ruolo di internet, quale strumento che sconvolge completamente il rapporto fra privacy ed informazione. Strumento che ha reso estremamente difficile esercitare un controllo sulla qualità e sulla quantità delle informazioni personali che vengono diffuse. Caso significativo è quello del trattamento dei dati effettuato dai motori di ricerca e in particolare da Google. Ma su internet si assiste anche alla proliferazione di nuovi e diversi modi di fare informazione, è il caso dei blog. "Oggi assistiamo ad un epoca in diretta - ha commentato il direttore del Tg1 - qualsiasi evento, dal più importante a quello meno rilevante, viene messo in onda".
In tema di tutela della riservatezza e di diffamazione, poi, l'ex presidente dell'Autorità garante per la protezione dei dati personali, Stefano Rodotà e il successore di Mimun, Gianni Riotta, hanno precisato che se il giornalista agisce in buona fede e senza malizia, non potrà essere perseguito penalmente, ma verrà assolto. Un'ultima riflessione è stata fatta anche sul caso delle intercettazioni telefoniche, tema sul quale, sin dall'inizio dell'attività del Garante, è stata puntata l'attenzione e che ha portato alla conclusione che i dati personali contenuti all'interno di conversazioni intercettate, possono essere pubblicati nei limiti dell'essenzialità dell'informazione rispetto a fatti di interesse pubblico, evitando quindi riferimenti a circostanze di tipo strettamente privato.

domenica 3 dicembre 2006

...qualche notizia sul vintage

Il termine vintage inizialmente venne coniato per indicare i vini prodotti nelle “annate” migliori, da quel momento vintage divenne sinonimo di “d’annata”.
Dagli anni ’90 in poi si comincia, almeno in Italia, a confondere il vintage con “l’usato”, un usato che si fa portatore di importanti valori, primo fra tutti la memoria. In Italia, momento centrale della moda vintage è la fiera dell'usato che si tiene al Castello di Belgioioso, in provincia di Pavia. Ma il suo fascino non è solo tutto qui, nel sapore rétro di accessori e mise "riciclate" dagli anni '50, '60 e '70.
Nel 1971 Yves Saint Laurent ha lanciato ufficialmente lo stile retrò e la moda del mercatino. Adesso dopo più di trent'anni il Vintage torna di moda forse per due ragioni: internet, che facilita la ricerca di capi originali in tutto il mondo, e il cambio del secolo. La moda Vintage è stata rilanciata dalle dive di Hollywood e dalle top-model da quando hanno cominciato ad indossare gli abiti di una volta, ma combinandoli in modo originale con abiti moderni. Madonna e Gwyneth Paltrow sono tra le più illustri clienti dei coniugi Chatenet, a Parigi, specializzati nel Customized vintage (ovvero abiti rimodernizzati).
Il vintage style è il risultato di una serie di elementi, quali: nuovo modo di apparire, economicità nella cura del look (anche se ciò non sempre corrisponde a verità, in quanto il vero “pezzo” vintage può essere molto costoso se “pezzo unico”), opposizione al regime del “fare tendenza”, visione nostalgica quasi emozionale dell’abbigliamento.
Paolo Tancredi, in un saggio pubblicato sulla rivista dell’associazione italiana degli studi semiotici on-line, definisce il vintage come il gemello cattivo della moda istituzionalizzata, il Mr. Hyde sfuggito al controllo del Dr. Jekyll. Ugo Volli, invece, parla del fenomeno ascrivendolo all’ottica postmoderna, intendendo per postmodernismo «quella strana configurazione di eventi culturali e sociali» in cui si ha la caduta delle ideologie, il pluralismo, il meticciato, la bizzarra mescolanza tra locale e globale.
Nel vintage si ha un sovvertimento dei consueti meccanismi che contraddistinguono la moda e che ne regolano le dinamiche, “per cui il valore semiotico di un abito diventa più importante dell’abito stesso”, influenzando i ritmi consumistici della moda. Questa è cambiamento, movimento, instabilità, passaggio, è un susseguirsi di cicli, per cui ciò che è di moda oggi non lo sarà domani e non è detto che torni ad esserlo in futuro. Il flusso della moda cerca di volta in volta di imporsi come standard, ma appena questo standard cade nel banale ecco che si riattiva la ricerca del nuovo, di ciò che sraà trend nella stagione seguente, e così nuovi cicli faranno parte di questa incessante dinamica.
Il vintage si è ritagliato uno spazio tutto personale all’interno del fenomeno moda, uno spazio che include tutto ciò che non è istituzionale, che ha un particolare carattere eversivo nell’economia del sistema della moda: il vintage come forma di “antimoda”, come sperimentazione contrapposta alle leggi stilistiche delle stagioni; è rifiuto delle gerarchie, dell’autorità, è rivoluzione anarchica, reazione alla mancanza di praticità, all’ostentazione, alla volubilità. Possiamo dunque dire che moda e vintage seppur in antitesi sono anche interdipendenti tra loro, in quanto l’esistenza dell’altro diventa conditio sine qua non per l’esistenza dell’altro.
A questo proposito utile e divertente è la distinzione, operata da studiosi del settore e sociologi, tra Top model e Pop model. Se la prima sembra rimandare ad una definizione conosciuta, con la seconda ci si riferisce ad una donna comune, una «modella quotidiana, figura che in ogni luogo del vivere contemporaneo riesce a dar senso ad un gesto, a un’acconciatura, ad un indumento.» (Calefato, 1999). Potremmo dunque dire che vintage sta a pop model come moda sta a top model.
Vintage inteso come ciò che ha un grande potere evocativo, che può essere di un ambiente, di un’epoca, di uno status. Il vintage rimette in gioco l’individuo e il ruolo sociale originariamente espressi da un abito o da un oggetto; mette in relazione passato e presente o di una stessa persona o di persone diverse (nel caso di oggetti o abiti appartenuti, ad esempio,a grandi personalità del mondo dello spettacolo). Così le caratteristiche apparenti perdono il loro significato, la loro peculiarità che resta confinata solo ad un ambito prettamente visivo. «Quel che resta del significato originario viene trasformato e mitizzato.» (Steele). Con il vintage si produce quella che Calefato definisce come “ecologia dell’abbigliamento”, in cui c’è riciclaggio, aggiornamento e creazione di nuovi sensi all’interno di nuovi contesti, mettendo in discussione i concetti di stile e di gusto. Emblematico in tal senso è ricordare la lavorazione del film Evita (di Alan Parker), nel 1996, basato sul musical omonimo (di Andrew Weber e Tim Rice), in cui l’intero guardaroba del film riproduceva lo stile di Eva Péron (conosciuta in Argentina come Evita), la quale vestiva Christian Dior; la produzione ha recuperato un pezzo originale appartenuto alla Péron, un abito da cocktail azzurro abbinato ad una acconciatura di piume. Un altro esempio è costituito dal primo video musicale del solista di Beyoncè Knowles, componente del trio Destiny’s Child, intitolato “Work it out” e tratto dalla colonna sonora del film comico “Austin Powers in Goldmember”, parodia degli agenti segreti alla 007 ideata dall’attore Mike Myers, di cui la Knowles era protagonista. Il film così come il suo personaggio la detective Foxxy Cleopatra, richiama le atmosfere anni ’70, i tempi della famosa discoteca “Studio 54” di New York e della moda dei pattini roller. Il brano della Knowles riproduce le immagini del film e lo stile di quegli anni, con scenografie psichedeliche, band con fiati, coriste ballerine e costumi di scena e acconciature afro adeguate. Per quanto riguarda l’abbigliamento utilizzato per il video, sono stati selezionati alcuni costumi dell’epoca appartenuti a cantanti come Cher e Tina Turner. Il video di Beyoncè rappresenta la summa del concetto di vintage.
Adesso per vestire vintage basta frugare nell’armadio di mamma reinventando qualche capo o qualche accessorio e stravolgendo così lo stesso concetto di moda. Per vestire Vintage non ci sono vere e proprie regole da seguire, ciò che conta è il modello, il taglio, il colore. Il Vintage va oltre la rivisitazione di pezzi d' epoca e al giorno d’oggi è diventato un vero e proprio fenomeno di moda, perché abbinato alle creazioni più attuali degli stilisti.

COME FARE PER DISTINGUERE UN “VERO” CAPO VINTAGE
Innanzitutto Vintage non è sinonimo di sporco o di orli strappati. Le targhette presenti sui capi, quelle con le indicazioni sulle modalità di lavaggio, sono un’introduzione relativamente recente, a partire dagli anni ’60; quindi abiti confezionati nel decennio precedente non presentano tale accortezza. Sempre degli anni ’60 è la comparsa delle prime cerniere lampo in plastica; negli anni ’50 gonne e pantaloni presentavano cerniere di chiusura sui lati, né davanti né dietro.
I capi vintage, in genere, sono caratterizzati da tessuti di alta qualità e tagli sartoriali più raffinati e preziosi delle attuali produzioni. Molti capi degli anni ’30 e ’40 erano prodotti in nylon.

COME CONSERVARE UN CAPO VINTAGE
Si consiglia di avvolgerlo in carta velina o di riporlo in una scatola di cartone.


Ma il vintage non è solo un fenomeno riferito all'abbigliamento...


sabato 2 dicembre 2006

Vintage...sintesi intervista prof.ssa Marchetti

Alle domande:
1)Che cos'è il vintage?
2)Come e quando nasce?
3)Quali sono le caratteristiche principali?
4)C'è un'ideologia, uno stile di vita alla base?
ha risposto la prof.ssa Marchetti, docente di Mode e modelli culturali presso la Lumsa. Quì di seguito una sintesi dell'intervista:
Il vintage è una forma di recupero del passato che affonda le proprie radici nel culto dell'usato, un usato che in realtà per assumere la connotazione di "vero vintage", deve necessariamente sfuggire alle dinamiche commerciali. Non è certo un processo semplice da comprendere, in quanto il confine tra il non voler essere "commerciale" e il lancio di una nuova moda, è estremamente labile. Basti pensare al fenomeno Hippy, gruppo di tendenza negli anni '60, che voleva staccarsi dalle mode del tempo per recuperare elementi tratti dalla natura...in realtà il loro abbigliamento da "figli dei fiori", con pantaloni a zampa d'elefante non ha tardato a divenire "cool", era di tendenza. Nel clima postmoderno questa tendenza ha una forte connotazione moda. Ma VINTAGE è diverso da MODA. Vintage è sinonimo di stile personale, Moda invece, è omologazione.
Non è possibile individuare caratteristiche particolari che contraddistinguano il fenomeno, in quanto esso nasce come ricerca del pezzo unico e come processo di personalizzazione estrema dei prodotti.
L'ideologia sottostante corrisponde ad un bisogno di autonomia, ad un recupero del "tradizionale", una sorta di ripescaggio anche solo di ciò che ha esclusivamente un valore affettivo (nel caso dell'abbigliamento, la borsetta Fendi di mamma). Si tratta di un recupero del passato, ma non di una rivisitazione. A questo proposito può essere utile prendere in esame l'ideologia che sta alla base delle nuove linee di Dolce&Gabbana...cercano di essere vintage, ma in realtà non fanno altro che mettere in produzione nuovi prodotti dall'aria forse solo un pò retrò.
Se volessimo assegnare un anno di riferimento per la nascita del fenomeno, potremmo ricordare la Notte degli Oscar di qualche anno fa (2001) in cui Kim Basinger indossò un abito di raso rosa anni '50 o quando Giulia Roberts si presentò per la premiazione del film "Erin Brockovich", con un vintage Valentino.
Ma è da tener presente come il vintage non sia solo riferito all'ambito dell'abbigliamento, ma anche a quello del design e dell'arredamento, questo sempre per un bisogno forte di circondarci di oggetti che hanno una storia.
Una contraddizione in termini e non solo, dinnanzi alla quale potremmo trovarci è quella della "produzione personalizzata di massa", in realtà si tratta di una tendenza diffusa alla personalizzazione del prodotto all'interno della produzione rivolta ad un vasto gruppo di possibili acquirenti.

venerdì 1 dicembre 2006

...a proposito di passione per la fotografia...ecco alcune foto della mia meravigliosa terra!


Etna



Isola bella (Taormina)



Isola dei conigli (Lampedusa)



San vito lo capo (Trapani)



Castellammare del golfo



I faraglioni di Scopello






Tonnara di Vendicari (Siracusa)


Tramonto Macari (San Vito Lo Capo)