venerdì 2 febbraio 2007

Nella mia città in questi giorni una grande festa...


A Catania tre giorni di culto, di devozione, di folclore, di tradizioni che non hanno eguali nel resto del mondo. In un mix di devozione e spettacolarità.
La gente inonda vie e piazze del centro. Centinaia i devoti, ma altrettanti i curiosi che rispondono al coinvolgente richiamo di una festa ormai diventata un’istituzione, non solo per i catanesi, ma anche per chi ha solo tanto sentito parlare dei festeggiamenti dedicati alla patrona della città alle pendici dell’Etna.

I festeggiamenti durano per tre giorni (3 - 4 - 5 febbraio), anche se in realtà già dagli ultimi giorni di gennaio è possibile respirare per le strade e i vicoli l’aria di festa che inebria la città.
Tutto inizia il 3 con la processione delle più alte autorità civili, tra queste il primo cittadino che ogni anno, come da tradizione, percorre la via principale della città, via Etnea, a bordo di una delle due sontuose carrozze, solitamente “parcheggiate” all’interno del palazzo comunale. Poi, in prima serata, lo spettacolo dei fuochi d’artificio in p.zza del Duomo, accompagnati dalle note di un concerto sinfonico.
Il giorno successivo, il 4, è quello più atteso da milioni di catanesi, che già dalle prime ore del mattino presidiano la Cattedrale, in attesa del primo incontro con la “Santuzza”. L’atmosfera è a dir poco emozionante e non è difficile scorgere lacrime fra le preghiere. Il busto della Santa viene issato sull’altare centrale e mostrato alla folla, poi pian piano viene condotta attraverso il corridoio centrale fuori dalla Basilica e da lì inizia tutto. Da questo momento la Santa patrona è in mano ai devoti, vestiti con la tradizionale tunica bianca e un cappellino nero sul capo. Saranno proprio loro a riporre il busto, impreziosito da gioielli donati negli anni, sulla “vara”, (il fercolo).
Inizia la processione tra applausi e sventolii di fazzoletti bianchi.
A questo punto il fercolo con il busto reliquario di sant’Agata e lo scrigno argenteo con le rimanenti reliquie, inizia il giro esterno, attraversando Porta Uzeda, procede lungo gli “archi della marina” per giungere in p.zza Carlo Alberto, sede della tradizionale mercato, fino in p.zza Stesicoro, che si affaccia sulle rovine della vecchia Catania. La processione si snoda per le vie del centro con l’ormai rituale offerta della cera e la “sfilata” delle candelore. Si tratta di grandi ceri votivi, espressione delle vecchie corporazioni delle arti e dei mestieri.
Inizia da questo momento il passaggio per i luoghi di culto più cari ai catanesi, luoghi in cui Sant’Agata subì il carcere e morì. Inizia il vero spettacolo: i devoti tirano con forza, correndo, il cordone al quale è legato il fercolo e lo fanno salire per la salita dei Cappuccini, fermandosi a metà percorso per rendere omaggio proprio al carcere in cui la Santuzza trascorse i suoi ultimi giorni. Particolarità legata al carcere è la presenza di un albero di ulivo: da qui la tradizione dei dolcetti tipici, le “olivette”, dolci di piccole dimensioni, composti da pistacchio e zucchero, o solo da pistacchio con una copertura di glassa al cioccolato.
Si prosegue fino alla seconda tappa: la chiesa di Sant’agata la Vetere, la prima cattedrale di Catania e originario luogo di sepoltura della Patrona.
Intanto arriva la sera e la processione continua nei quartieri popolari della città: via Plebiscito, Fortino, San Cristoforo. Qui l’atmosfera è davvero surreale: le case sono quasi tutte illuminate, porte e finestre rimangono aperte per salutare la Santa.
Per le vie ci sono le tradizionali bancarelle con il torrone, grandi griglie per arrostire la carne e le caldarroste.
Balconi illuminati, edicole illuminate e infiorate con l'effigie della santa, vetrine di negozi e bar con artistici modelli delle candelore.
Infine fuochi d’artificio prima del rientro in Cattedrale.
Eccoci al clou della festa: giorno 5. Il fercolo procede lentamente, specie in questi ultimi anni, per via Etnea, il "salotto" cittadino. Le undici candelore parate a festa aprono la processione. La gente attende la “vara” in piazza Borgo per i fuochi d'artificio e dopo… la tanto attesa “salita di S. Giuliano” al termine della quale, i devoti rendono omaggio alla patrona con un commovente applauso che si concluderà alle 7 del mattino con momenti di preghiera e canti offerti dalle suore dell’ordine benedettino, dal convento della barocca via Crociferi.
Il culto di Sant'Agata non è soltanto catanese, ma interessa ben 44 comuni italiani. In Italia la devozione è tanta: la Lombardia è la regione più ricca del culto agatino. Nel Duomo c'è un altare con un magnifico quadro della Santa. Due statuette anche nelle guglie. In Toscana, a Firenze, e anche a Roma ci sono due belle chiese: Sant'Agata dei Goti e Sant'Agata alla Suburra (Trastevere); infine a Napoli c’è un'effige nella catacomba di S. Gennaro in un affresco del IV secolo.
Nel resto del mondo…a partire dalla vicina Malta è compatrona con S. Paolo, così come nella Repubblica di San Marino. In Spagna è venerata in Andalusia, in provincia di Valencia e a Barcellona; in Portogallo e in Germania. A Costantinopoli si festeggiava a maggio in una grande chiesa, lo stesso culto. Infine in Grecia e in India, oltre che in Argentina, a Buenos Aires.

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